Da quel momento, Matilde, all’epoca già novantenne, se possibile, si è impegnata ancora di più nel far diventare Dante un po’ anche napoletano. Tant’è che anche per il Paradiso può dirsi a buon punto: con la traduzione è arrivata al decimo Canto su trentatré totali. «Non so dire quanto tempo ancora mi ci vorrà per portare a termine la mia fatica letteraria – confida – Ma di certo svegliarmi col pensiero di dare una mano concreta alle famiglie e ai bambini malati, per me, è molto importante. Con Gianandrea, abbiamo toccato con mano cosa significa non sentirsi soli in quei momenti terribili, quanto sia importante la solidarietà e un aiuto concreto. La mia Divina Commedia ha questa missione speciale lungo tutti i suoi 14.233 versi. Ma devo dire che è dedicata a un mio bisnonno, Luigi Pierro: da bambino, era uno strillone senza scarpe ai piedi, poi però divenne uno dei primi editori di Port’Alba. E, anche se non l’ho mai conosciuto, gli devo il mio amore per Dante». Il perché è presto detto.
Matilde a 16 anni, frequentava il liceo delle suore figlie di Maria Ausiliatrice. E lì, un bel giorno, ad insegnare letteratura nella sua classe arrivò un professore d’eccellenza: il giornalista antifascista Floriano Del Secolo. «Una volta mi disse: ‘Signorina Pierro, mi tolga una curiosità: per caso lei appartiene alla famiglia dell’editore?’ Io risposi di sì. E lui subito mi prese in simpatia facendomi innamorare del Sommo Poeta e della sua Divina Commedia. Tant’è che, ricordo ancora come se fosse avvenuto ieri, tornando a casa dopo una sua lezione, per imparare quanto prima le fatidiche terzine, mi venne spontaneo tradurle in napoletano. Era il 1939. Dopo qualche anno, quello che era cominciato per gioco divenne un impegno: cominciai a tradurre verso per verso. E così, dopo essermi sposata, cresciuto cinque figli e avuto nove nipoti, ora, quel lavoro mi torna buono per i bambini come Gianandrea. Anche se devo completare il Paradiso, forse la cantica più ostica perché lì Dante fa molti riferimenti alla mitologia. E riportarne il senso nel nostro dialetto non è per nulla facile».