Il concetto di Diritto all’Oblio nasce come mezzo per proteggere la privacy e la dignità degli individui che hanno affrontato situazioni stigmatizzanti o traumatiche. In particolar modo, il diritto all’oblio diventa fondamentale in ambiti come l’oncologia pediatrica. La diagnosi di cancro in un bambino non è solo un trauma medico, ma porta con sé un carico emotivo, psicologico e sociale che può avere conseguenze durature per il paziente e la sua famiglia.
Cosa significa “Diritto all’Oblio” in contesto oncologico?
Il diritto all’oblio fa riferimento alla possibilità per un individuo di non essere perseguitato o definito dalla propria storia medica una volta superata la malattia. In ambito oncologico pediatrico, quindi, significa che un bambino che ha superato un tumore non deve essere costantemente identificato o limitato a causa di quella brutta esperienza. Questo riguarda non solo l’aspetto medico ma anche il modo in cui la società, le istituzioni educative e altri interagiscono con il sopravvissuto al cancro.
Perché è così importante?
Riservatezza: il bambino ha tutto il diritto di non condividere la propria esperienza, a meno che non sia egli stesso e/o la famiglia a decidere diversamente.
Reintegrazione: dopo la malattia, il bambino vuole soltanto tornare alla normalità, senza sentirsi “perseguitato” dal suo passato. Il diritto all’oblio infatti, consente loro di continuare la scuola, praticare sport ecc. senza avere un’etichetta stampata addosso di “bambino malato”.
Salute psicologica: superare il cancro non vuol dire soltanto guarire da un male fisico, significa anche intraprendere un lungo percorso di recupero emotivo e psicologico. Il diritto all’oblio aiuta il bambino a superare mentalmente il cancro, senza dover raccontare ogni volta, ciò che gli è capitato.
In conclusione
Garantire questo diritto significa riconoscere che ogni bambino, indipendentemente dalle sfide affrontate, ha il diritto di crescere senza essere definito dalla propria storia medica.